Ricettari, manuali di naturopatia, saggi. La badessa di Bingen è ormai diventata un’icona contemporanea, spirituale . Forse perché il suo Medioevo femminile assomiglia tanto alla nostra epoca.Diventata un emblema contemporaneo della cultura delle donne europee, una visionaria delle nuove frontiere della musica, un’icona del femminismo della differenza, una risposta occidentale alla fame di spiritualità e introspezione. E, ultimamente sempre di più, è assurta al ruolo di prima “dottoressa” nutrizionista esperta in medicina allopatica, fitoterapia e psicosomatica
Nata nel 1098 da nobile famiglia a Bermersheim nell´’Assia Renana.Nel 1113 c.a. Ildegarda pronuncia i voti, diventa monaca benedettina ma non di clausura. Per l’epoca in cui visse, Ildegarda fu una monaca controcorrente e anticonformista. Studò a lungo e si occupò di teologia, musica, medicina, arte. 17 settembre 1179: Ildegarda muore nella notte dopo avere predetto alle monache la sua prossima fine. La morte è accompagnata da segni straordinari e luci nel cielo.
Intorno al 1136, a 42 anni, Ildegarda comincia a scrivere le sue visioni, fino ad allora tenute segrete, e le raccoglie in un libro intitolato «Scivias» (conosci le vie). Si tratta di un’opera enciclopedica, nella quale l’autrice si propone di far conoscere le vie del Signore che, attraverso le scienze sacre e umane (storia naturale, botanica, medicina, astrologia, musica), conducono alla fonte prima della vita dell’Universo. Per lo stile oscuro nella quale è scritta, l’opera merita ad Ildegarda il titolo di «Sibilla del Reno». Famosa è la miniatura del XII secolo che la ritrae, presente il fedele Volmar, proprio mentre scrive sotto l’effetto delle rivelazioni, con il volto toccato da un fuoco proveniente dall’alto.
Per meglio comprendere il suo messaggio vale la pena di soffermarsi sulla natura della sua comunicazione: essa è infatti primariamente VISIVA. IMMAGINE e SUONO diventano la rappresentazione dei vari aspetti della Realtà e della loro interazione dinamica. Espressione della analogia tra i molti livelli contemporanei di lettura ed gli aspetti apparentemente distanti fra loro della Realtà. Le monache stesse erano invitate a soffermarsi in meditazione di fronte alle immagini di ogni visione prima di procedere alla lettura del testo relativo. Le visioni fanno VIVERE UNA ESPERIENZA a più livelli tanti quanti sono i livelli dell’Essere che risuonano nell’Uomo. Ogni livello consciamente o inconsciamente parlerà anche di un’altro o ne farà percepire la sua presenza.
Nella filosofia naturale di Ildegarda di Bingen la figura umana rappresenta il compimento sia nella dimensione teo-cosmo-antropologica dell’anthropos (nella seconda e terza visione Liber divinorum operum), sia nella dinamica storico–temporale, come partecipazione delle creature umane all’opera creatrice di Dio attraverso la fecondità.
Nell’ambito di una visione “olistica”, tipica del periodo medioevale, Ildegarda rivalutò la musica e la danza come aiuto al recupero dell’armonia dello spirito e del corpo. Nel Liber vitæ meritorum (opera dove l’aspetto etico-morale-psicologico prevale) emerge la costante associazione degli strumenti musicali, e del suono da essi prodotto, alla probità della condotta umana, a ribadire la perfetta armonia che si instaura tra le aspirazioni dell’anima e le necessità corporali quando la rationalitas coltiva le prime e domina le seconde ed infine, nel Liber divinorum operum, la duplice essenza dell’uomo, terrena e divina, consente di partecipare alla duplice essenza della musica, anch’essa terrena e contemporaneamente di origine divina.
Benché Ildegarda non abbia mai seguito un regolare corso di studi di medicina, è certo che abbia acquisito una notevole cultura e pratica medica da autodidatta. Del resto, fino a buona parte del XII secolo erano molti i malati che si rivolgevano ai conventi per essere curati e la cura degli infermi era uno dei compiti principali di monaci e suore. A quei tempi ogni convento era dotato di un alloggio per i malati e di una piccola farmacia. Al di fuori dei monasteri esistevano pochi medici, le cui cure restavano comunque inaccessibili per i poveri.
Ildegarda attinge le proprie conoscenze mediche dai manuali di medicina dei monaci, apprende i segreti della medicina popolare dalle venditrici di erbe medicinali e fa tesoro di una lunga esperienza di cura dei numerosissimi infermi che a lei si affidano. Secondo la testimonianza del monaco Teodorico, suo contemporaneo, l’abilità di Ildegarda come medico è tale da guarire tutti coloro che si sottopongono alle sue cure. Ai malati ella si accosta con grande tenerezza e compassione, sempre invocando la guarigione come dono di Dio.
La vastità delle conoscenze mediche di Ildegarda è testimoniata, tra l’altro dai due trattati di medicina che ella ci ha lasciato: uno intitolato Causae et curae, l’altro intitolato Phisica. Il primo testo, che tratta di argomenti di anatomia, fisiologia, patologia e terapia, è un codice composto da 93 fogli scritti in modo elegante e con capilettera riccamente miniati. L’opera contiene una descrizione, eseguita con mirabile competenza per quell’epoca, delle malattie del midollo, della malaria, della dissenteria, delle ulcere, degli itteri, delle cefalee, dell’amenorrea, dell’enuresi e delle emorroidi. Un’attenzione particolare è riservata alla descrizione delle funzioni del cervello e degli organi di senso. Una descrizione attenta, franca e serena è dedicata ai problemi della sessualità. Non manca una lucida analisi dell’influenza delle condizioni psichiche sulla salute e su alcune malattie.
Il secondo trattato, certamente il più noto, è stato più volte ristampato nel corso dei secoli. Le ristampe meglio note sono quelle del 1533, del 1544 e del 1858. Si tratta di un’opera ponderosa che prende in esame i rimedi terapeutici e le applicazioni alla medicina che possono scaturire da tutti i regni della natura: da quello animale, a quello vegetale e a quello minerale. Il libro contiene più di duemila ricette tratte da ogni ambito naturale, alcune delle quali conservano un certo interesse persino per la medicina e l’erboristeria dei nostri tempi. Non a caso tale opera verrà adottata come testo di medicina nella rinomata università di Montpellier.
I suoi trattati di medicina contemplano l’uomo nella sua totalità di corpo, mente, emozioni e anima, con le sue gioie e le sue pene, e con tutto ciò che interagisce con lui: ambiente e persone. La migliore cura secondo Ildegarda non è soltanto tecnica o medica ma include il perdono, la consapevolezza, l’attenzione e l’intenzione del cuore. Senza il risveglio e lo stimolo di questi poteri, chiamate virtù da Ildegarda, la guarigione non potrà verificarsi.
Ildegarda ha rivoluzionato la visione del mondo del suo tempo e ha precorso la scienza moderna, definendo la guarigione un processo globale che avviene su più livelli e affermando che ciò che può farci guarire è già presente nel nostro corpo, mentre le energie curative sono presenti nella natura. Proprio per questa attenzione empirica e per l’importanza che attribuisce alla fecondità umana, valorizzando la sessualità e la procreazione, l’opera scientifica di Ildegarda presenta caratteristiche originali.
Ildegarda ha stabilito regole auree di vita; identificato veleni alimentari, fattori di rischio e metodi terapeutici; ha associato disturbi e relative cure; ha segnalato proprietà terapeutiche dei cibi tra cui la riscoperta del farro, componendo diete e raccomandando digiuni; ha descritto proprietà delle pietre preziose; ha adottato la musicoterapia e la danzaterapia. Ildegarda raggiunse un’approfondita conoscenza della botanica e dell’uso terapeutico dei cibi e delle erbe. Da tutt’Europa, principi ed ecclesiastici si rivolgevano a lei per consigli e suggerimenti.
La malattia è il messaggio tangibile e visibile di un nostro mal-essere esistenziale, di un conflitto irrisolto, di una sofferenza e di un senso d’ impotenza davanti ad una situazione reputata insostenibile. Per Ildegarda, l’uomo si ammala quando è diviso, cioè quando è in conflitto con se stesso e con gli altri, quando odia o si arrabbia. La malattia è caos, disordine mentre la salute è un processo, una struttura ben ordinata, una riunificazione interiore, un mondo in ordine. Salute e malattia dipendono quindi dall’equilibrio tra corpo e Anima.
Per Idlegarda di Bingen, l’uomo non dovrebbe mai abbandonare la speranza. Nelle sue opere, Ildegarda esprime chiaramente quanto diversi stati d’anima quali la serenità, la gioia , il dolore ed il senso di colpa, influenzano lo stato di salute. Se i pensieri negativi, nascenti nella mente dell’uomo, possono avvolgerlo totalmente fino a togliergli ogni capacità di vedere la realtà in modo obiettivo, la gioia e la speranza sono i fattori di equilibrio e di armonia psicofisica.